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La Dimora del Graal

di Dominga Carrubba - Mariagrazia Zanetti, la pittrice che racconta l’anima

Ciascuna parola è scrigno di verità ad effetto matrioska, l’una contiene l’altra.

Ad una parola con un significato segue una diversa con altro significato e verità prima ignorate.


Per questo si chiama “Indizi contemporanei” la rubrica che comprende gli artisti che per caso o per scelta esporranno allo Spazio Macos, galleria messinese con la mission di dare voce ai talenti emergenti.


Indizi perché è la parola che più orienta verso la ricerca, la consapevolezza e la conoscenza di percorsi artistici contemporanei.


Mariagrazia Zanetti espone fra gli artisti in permanenza nella Mostra di Arte Contemporanea STAYS 1/22” per il ciclo “Artisti in Permanenza” dallo 01 al 14 febbraio ’22.

La Zanetti si distingue per la pluralità dei linguaggi che diventano indizi eloquenti della mescolanza fluida di colori e sentimenti.


Le opere sono reticoli di luci che attraversano vortici di colori stagliati sui piani materici contraddittori negli spazi vuoti e pieni.

Ecco che la contraddittorietà propria di ogni anima è riprodotta nelle trame informali e timbriche, aperte a paesaggi immaginari dove trasale la memoria impressionista e si esprime la libertà dei segni con matrice astratta.


Come nascono le opere di Mariagrazia Zanetti? Ad ogni domanda è seguita la risposta dell’artista, indizio di una realtà che prende respiro sulle sue tele.


"La pittura è poesia silenziosa, la poesia è pittura che parla".

Questa frase del poeta greco Simonide di Ceo mette a confronto due forme d'arte diverse e complementari nell'emozionarsi. Se pensa al momento o all'immagine da cui è scaturito il suo "fare pittura", quale sceglierebbe?


Sicuramente "la pittura è poesia silenziosa" nel mio caso è più appropriato, anche perchè non sono una poetessa, sono una pittrice e quindi parto dalla tela per esprimere un'emozione.

Il mio dipingere o "fare pittura" è scaturito da un momento non positivo dovuto alla perdita di mia madre.

Il dolore e il vuoto lasciato sono stati parzialmente colmati, iniziando a mettere sulla tela emozioni e sensazioni spesso inconsce che sono emerse a poco a poco.

Considero il mio dipingere un percorso personale, una ricerca anche di carattere spirituale.

Sono partita da quadri ispirati da Kandinsky e Klee, apparentemente più semplici di altri artisti, ma con un sottofondo interpretativo di notevole rilievo.


Non a caso si è detto "fare pittura", perché in una composizione pittorica, oltre ad un sentimento o un'idea, ci sono lo stile e la tecnica.

Quali sono lo stile e la tecnica che caratterizzano le sue opere pittoriche?

Predilige la riproduzione della realtà oppure la reinterpretazione e la sperimentazione dei linguaggi pittorici?


Raramente il mio dipingere parte da un'idea precisa.

A volte si tratta perlopiù di un'idea appena accennata, gestualizzata sulla tela, questo per quanto riguarda l'informale, lo stile pittorico che attualmente mi è più congeniale.

Ero partita invece dal geometrico, più lineare, più scandito, più ritmico.

Era stato ripreso dopo la morte di mia madre, ma anche prima che lei mancasse, avevo allestito nel mio-suo appartamento un mini atelier, più che altro per qualche sperimentazione di acquarello e di acrilico su carta.

La tela è stata utilizzata successivamente e penso anche di ritornare alle iniziali sperimentazioni, anche per non invadere ulteriormente l'appartamento in cui vivo con mio marito.

Devo anche dire che la sperimentazione pittorica fa parte della mia indole e quindi passo da quadri di natura prettamente astratta a temi paesaggistici (astratti e non).

Anche qualche figura femminile ha caratterizzato la mia arte, anche perché il disegno è stato il mio amore iniziale.


…Non molti miei quadri rappresentano esattamente la realtà, perlopiù si tratta di uno stato d'animo o di una realtà personalizzata e reinterpretata, con qualche tocco surreale…



Mi è stato attribuito un mio "stile" personale.

Questo è sicuramente un complimento per un pittore.

Infatti, indipendentemente dal tema affrontato nel quadro, le mie opere hanno tutte una certa riconducibilità all'autore.

La mia tecnica iniziale è stata l'acrilico, con asciugatura più rapida rispetto all'olio, introdotto poi successivamente, insieme al gesso con cui preparo la tela e che uso come componente materico insieme a medium e paste modellanti, fra cui gel brillante oppure opaco o ancora per marmorizzare, pasta cristallo, pasta granito.

Non molti miei quadri rappresentano esattamente la realtà, perlopiù si tratta di uno stato d'animo o di una realtà personalizzata e reinterpretata, con qualche tocco surreale.


La ricerca dell'immagine e della sovraesposizione mediatica hanno monopolizzato la nostra società. Pensa che l'arte possa tuttora esercitare un ruolo divulgativo di contenuti e veicolare emozioni?


Per quanto riguarda il veicolare emozioni, il trasmettere nell'opera d'arte l'anima dell'artista, sicuramente sì, nella maggior parte dei casi, anche se ultimamente alcune "opere" lasciano una certa perplessità più che esprimere sulla tela, con la scultura, con le arti visive un'emozione personale dell'artista, sembrano volere "colpire" a tutti i costi.

Quindi attirare l'attenzione e far sì che si parli della "novità".

Si ha quasi l'impressione che alcune opere di carattere artistico vengano quasi studiate a tavolino, per cercare di stupire il mercato e il potenziale cliente.

Oggigiorno, a mio parere, esiste una sovraesposizione mediatica, che non sempre porta ad un risultato positivo, sia per quanto riguarda i sentimenti e sia per quanto riguarda il desiderio di trasmettere buoni propositi.

In ogni caso il “fare arte” è molto personale e varia da artista ad artista.

Per quanto mi riguarda fa affiorare la parte nascosta, quella che solitamente si preferisce tenere celata.

Se fosse possibile tornare indietro nel tempo, quale corrente artistica sceglierebbe come più coerente all'impronta estetica che segna le sue opere?

Nei miei quadri informali c'è spesso una componente impressionista, una corrente artistica che amo.

La mia ricerca e sperimentazione pittorica racchiude una visione romantica dell'arte, intesa come espressione di una certa sensibilità che mi porta a trasmettere stati d'animo legati a mie sensazioni interiori.

Sulla tela viene realizzata una mia proiezione interiore, con una punta di fantasia e immaginazione, ed anche una certa componente onirica fa parte del dipinto.

La realtà esterna perde potere e mi sento come trasportata in un'altra dimensione, in un'atmosfera incontaminata dove la vena creativa si sente libera di esprimersi.

Quindi l'impressionismo come punto di partenza, che si sviluppa poi nel postimpressionismo di Van Gogh, di Cezanne, e di altri, dando il via alla pittura moderna e alle varie sperimentazioni.

E la sperimentazione è una fase molto importante per il pittore, perché gli permette di non cristallizzarsi ma di "creare".


La nostra intervista è iniziata con un'antica definizione della pittura.

Qual è la sua definizione e qual è il rapporto con le sue opere?

Devo dire che amo i miei quadri, sia gli astratti che si richiamano all'armonia cromatica di Kandinsky, sia quelli di natura più poetica che si ispirano a Paul Klee.

Il mio modo di dipingere si è ulteriormente modificato e nei successivi possiamo ritrovare qualche nota futurista e cubista, ed anche un po' di surrealismo.

In ogni caso il mio dipingere è sicuramente istintivo, poco ragionato, pena l'assenza di creatività.

Anche se manca perlopiù una vera e propria costruzione mentale, s’intuisce come un disegno che fa riferimento al fluire della vita, un disegno che viene indagato attraverso un percorso pittorico che appare spesso come il filo di Arianna che muove e segna la vita.


…Probabilmente i miei quadri sono la narrazione inconscia di una mia ricerca personale nel fluire della vita, in continua metamorfosi…


In alcuni quadri, apparentemente complessi, sembra celarsi un filo narrativo, come se reti, trame, reticoli, strade, percorsi d'acqua (mio tema ricorrente e molto amato) dovessero poi svelare un arrivo finale verso la luce, fuori dalla zona d'ombra, difficoltà e inquietudine che spesso attraversiamo.

Probabilmente i miei quadri sono la narrazione inconscia di una mia ricerca personale nel fluire della vita, in continua metamorfosi.

Quindi, il movimento – inarrestabile - attraversa le mie tele, perché se non vi è movimento, non c'è vita e neppure emozione.

Marea di movimento e di colori, sospesi tra gli opposti, orientati verso quel mistero che la vita incarna: ciclicità, sviluppo, ma pure regressione e contrazione.

In definitiva tutto quello che comporta il nostro vivere, con una ricerca di quella parte spirituale che spesso, nel groviglio quotidiano, si pensa di avere perso.


Sullo stile di Mariagrazia Zanetti, afferma Mamy Costa, curatrice della mostra:

Pennellate irregolari e contorni che si sfiorano diventando un’unica immagine, che si fonde con lo sfondo del dipinto, creando una miscellanea cromatica di notevole rilevanza stilistica.


Le opere della Zanetti sono metafore di paesaggi abitati dall’immaginazione e dalla realtà materica.


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