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  • La Dimora del Graal

di Dominga Carrubba - Pandolfo espone “Impatto Visivo” al Vittorio Emanuele

Dall’11 febbraio all’8 marzo 2022 il Teatro Vittorio Emanuele ospita la personale dal titolo “Impatto Visivo” di Ignazio Pandolfo.


La rassegna pittorica, composta da 25 opere, ha impreziosito la location del teatro messinese dedicata al progetto “L’Opera al Centro”, a cura di Giuseppe La Motta, nell’ambito della sezione “Arti visive”.


L’opera d’arte deve bastare a sé stessa […] (David Lynch)


Non è un caso che queste parole siano state pronunciate da David Lynch, il regista cinematografico preferito da Pandolfo.


Infatti, la poetica pittorica dell’artista messinese potrebbe forse assimilarsi all’astrattismo, per l’esplosione di colori sovrapposti, accostati, mescolati in forme aconcettuali.


Oppure si potrebbe riferire all’approccio surrealista, interprete visionario dell’inconscio arazionale.


In realtà le composizioni pittoriche di Pandolfo sono autoreferenziali, perché non rappresentano il reale, non interpretano i luoghi dell’anima e non aspirano a trasmettere alcun concetto.


L’opera d’arte di Ignazio Pandolfo deve bastare a sé stessa, diventando un’isola emozionale, laddove l’emozionare significa “emovère”, vale a dire trasportare fuori, smuovere, scuotere.


L’arte di Pandolfo svolge il ruolo dell’arte maieutica che non insegna una verità concettuale, bensì aiuta il fruitore a fare uscire da sé stesso quella verità emozionale che attiva il dialogo con la tela.


Se nella società liquida del Terzo Millennio la notizia viene sintetizzata con un’immagine, i social network sovraespongono tempi e luoghi di vita quotidiana, quasi a volerne amplificare la durata.


Se il cinema, ormai ramificato in piattaforme multimediali, propone suggestioni, storie e messaggi per ogni aspetto dell’esistenza umana, combinando testi, suoni e immagini, allora quale ruolo possono ancora svolgere la raffigurazione e la narrazione in pittura?


A queste domande che lo stesso Pandolfo si pone sull’arte moderna, risponde:


«Da parte mia non c’è nessun messaggio! Niente storie da raccontare!


Non ho inteso trasmettere nulla che mi riguardi! […] ogni mio dipinto non sarebbe altro che un oggetto finalizzato a stimolare l’attitudine meditativa dell’osservatore.»


Ignazio Pandolfo, Impatto visivo


Per quanto le tele di Pandolfo rappresentino il massimalismo cromatico, comunque possono definirsi tabula rasa scritta dall’osservatore solo quando l’opera pittorica schiuda le porte sui luoghi dell’immaginazione e della consapevolezza emotiva innescata dall’Impatto Visivo.


Quest’ultima produzione pittorica è caratterizzata dalla ricercatezza dei materiali di realizzazione delle tele.


Non soltanto acrilico, pigmenti e resine epossidiche lucido-trasparenti, che conferiscono lucidità e profondità alle opere, ma anche spray e aerografi versatili dal tratto sottile e resistente.


Inoltre, alcune delle composizioni pittoriche sembrano installazioni con l’applicazione di un mini quadro consegnato ad una dimensione nuova, di foto rielaborate che raffigurano un volto o un ponteggio.


Raffigurazioni o narrazioni?


Di certo le opere di Pandolfo possono manifestarsi come raffigurazioni e narrazioni, perché il profilo delle emozioni che dimorano nell’anima asseconda le circostanze di tempo e luogo.


Sono forse i raggi di una ruota da circo quelli raffigurati? È forse una tempesta di fulmini che attraversano palazzi?


Arcobaleni sovrapposti che si alternano? Oppure baleni scoppiati nei cieli dell’Ucraina?


L’Impatto visivo di Pandolfo è arte pura, libera, suggestiva che propone un pentagramma cromatico in attesa di suggerire tante partiture quante le svariate emozioni percepite qui ed ora.


Ignazio Pandolfo, Senza titolo, tecnica mista, 100 x 100 cm.

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