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“Cogli l’attimo”, la personale di Riccardo Orlando


Dal 19 febbraio al 3 marzo 2022 la personale “Cogli l’attimo” di Riccardo Orlando ha impreziosito la Galleria Spazioquattro di Messina.


Ma pensare che si tratti di una personale di pittura è riduttivo, perché le tele di Orlando sono fotogrammi surrealisti con il fermo immagine sulla soglia dell’inconscio.


Se il Primo Manifesto del Surrealismo nel 1924 ne riassumeva le caratteristiche, evidenziando “il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”; allora la composizione pittorica di Orlando rappresenta la narrazione estetica del pensiero che sfiora, indaga, sfida, cerca l’inconscio.


Laddove il sonno cede il passo al sogno, la ragione s’attarda, poi si ferma, e l’anima emerge.


Siamo forse soli lungo il peribolo che si adagia come uno spazio sacro nel circondare, custodire e nascondere i luoghi dell’inconscio?


Le tele di Orlando intercettano le visioni che abitano nell’immaginazione e interpretano i pensieri in metamorfosi animate e scenari figurativi, quasi che la pittura seguisse la via della maieutica socratica.


Possiamo immaginare l’artista prendere per mano lo spettatore mentre s’accosta alla soglia del mistero fitto come “Il bosco”, che padroneggia sulla tela evocando il ginepraio dei sentimenti che si ramifica silenzioso sotto lo sguardo prudente della ragione.


Quella ragione rappresentata con un elefante paradossalmente piccolo e relegato al limite tra il visibile, evocativo della consapevolezza, e la folta macchia verde che richiama l’inconscio, persino l’illusione.


Sembra assistere ad una sorta di blow-up, iniziando ad indagare, sviluppare e ingrandire fotogrammi scattati nei luoghi dell’anima.


Proprio il film Blow-Up di Michelangelo Antonioni ha ispirato Orlando nella riproduzione di un fotogramma pensato e reinterpretato simbolicamente.


Thomas, protagonista nella pellicola, entra in un parco, scorge una coppietta e la fotografa.


Quel rullino diventerà la prova di un omicidio. Ma non per tutti ...


Ma in quale dimensione? Lo sguardo di Thomas si ritrova tra l’occhio naturale, quello della macchina fotografica ed infine l’occhio percettivo, talora dissimulatore dell’inconscio auto-determinativo.


Le tele di Orlando tendono a non imprigionare entro limiti insuperabili, ma lasciano sospesi in un volo onirico, talmente sradicato dalla realtà da roteare come un mondo fra pareti finestrate alzate fra le stelle.


L’estraniamento indefinibile dato dall’accostamento insolito di oggetti tipizza le tele surrealiste di contro alle figurazioni realistiche, che rievocano l’unicità della ricchezza offerta dalle risorse naturali non esauribili come “Nanuk” – L’ultimo dei Narvali.


Nanuk a differenza dell’elefante è protagonista, attore-spettatore di uno scenario miope, che rischia di affogare nell’oceano e dimenticato tra le specie estinte.


Cogli l’attimo è l’invito dato dallo sguardo di una bambina che offre una rosa a chiunque scelga di avere cura del proprio equilibrio tra sogno e reale, non correndo come struzzi rivoltati su sé stessi; ma consapevoli attori-spettatori che seguono con lo sguardo la traiettoria del futuro, quasi fosse l'invisibile pallina percossa con inesistenti racchette dalla compagnia di mimi nell’epilogo di Blow-Up.


Riccardo Orlando, Nanuk, L'ultimo dei Narvali

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