La Dimora del Graal, ed. Akkauria, è un testo dove i generi artistici si fondono insieme creando nuove prospettive. Gli eleganti versi della poetessa Dominga Carrubba si alternano e si accompagnano alle pittoresche fotografie di Claudio Bonaccorsi.
Incontratisi nel 2018 durante un concorso artistico in quel di Spoleto, i due, durante il viaggio di ritorno, hanno subito pensato ad una possibile collaborazione insieme, in cui avrebbero messo in risalto le loro emozioni attraverso la mescolanza delle loro produzioni artistiche.
Nasce così quest’ opera, in cui i due artisti siciliani effettuano un percorso attraverso le meraviglie della natura per arrivare alla scoperta delle verità più profonde dell’animo umano. Il Graal rappresenta il luogo del “Tutto”, dove l’universo si manifesta in tutte le sue forme e dimensioni, da quelle più vaste a quelle più intime.
Nella prima parte del testo poesia e foto ci fanno immergere nel mondo della Natura: campi fioriti, mari, distese di sabbia, scogliere e vette innevate. Dio è un tutt’uno con la Natura attraverso la quale esso manifesta la sua maestosità:
“…la pioggia travolta dal vento in ascesa bagnava lo sguardo nella nebbia perduto…”
“…millesoli sbocciati dagli stami i pistilli di un prato puntinato…”
“…arancio tramonto sulle dune poggiato spalanca la notte ai petali rossi di screziati papaveri…”
“… svettava innevata la Montagna del fuoco nei gorghi fioccati sui fiumi sottili e le grotte segrete nel mio templare…”
Gli ultimi versi sono accompagnati da una stupenda foto dell’Etna innevata, la quale viene dichiarata la “dimora del Graal”. Il vulcano anzi “a muntagna”, come viene chiamata dai catanesi, luogo dove gli elementi della terra si intersecano: acqua, terra,vento e fuoco. Un’immensa forza al tempo stesso distruttrice e creatrice, un ventre materno capace di contenere dentro di sé quel “Tutto” filo conduttore dell’opera.
La seconda parte del libro sposta l’attenzione sulla Sicilia, le sue contraddizioni e le sue immense bellezze. Le professioni e le tradizioni sono rappresentate in maniera egregia da Claudio Bonaccorsi che realizza delle fotografie dai colori e dalle sembianze che potremmo definire “caravaggesche”. I versi di Dominga Carrubba diventano evocativi di un passato ormai lontano ma sempre presente, il passato del mondo classico di cui la Sicilia fu grande protagonista: Scilla e Cariddi, Teseo, i Sicani, gli Elimi, Enea e poi ancora Verga, il barocco e tanto altro. Un velo di malinconia si percepisce per un presente forse molto distante da quegli antichi fasti.
Arriviamo alla terza e ultima parte del testo, quella in cui la dimora del Graal si sposta verso l’interiorità e le percezioni dell’animo umano. Qui il bianco e nero prende il sopravvento sui colori, e i versi cantano di solitudine, abbandono e le maschere che ognuno di noi porta nelle quotidianità della vita…
“…la maschera buffa in messinscena abbigliata che mima la vita dell’Uomo più solo
nel disincanto del gioco è il muto riparo per l’anime nuda…”
La vita scorre via in fretta, come una crisalide dovremmo imparare ad usarla nel migliore dei modi, sfruttare quel poco tempo a disposizione per comprendere che l’unica via di fuga dalle avversità è l’incontro con l’altro, la comprensione e l’accoglienza. In fondo non siamo altro che “granelli prestati alla sabbia” di un unico universo…“…fratelli e custodi di un cammino corale…”
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